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2003 "In Quadrato" - Galleria MA Movimento Aperto, Napoli 28 febbraio 21 marzo |
ARTICOLO DI ROSARIO PINTO SUL QUOTIDIANO ''IL DENARO'' DEL 22 FEBBRAIO 2003 |
Movimento Aperto- La Gallerista Ilia Tufano chiama a raccolta numerosi artisti napoletani Sotto il segno di un quadrato ''In Quadrato" non è solo il titolo di una mostra, che si apre venerdì 28 febbraio presso la sede di "MA - Movimento Aperto" in via Duomo 290/c, né costituisce il semplice suggerimento di un te- ma, ma è, soprattutto, l'indicazione di un metodo di lavoro e di un orientamento contenutistico. Ilia Tufano, che è l'organizzatrice dell' evento espositivo, ha chiamato a raccolta gli artisti napoletani per coinvolgerli in un'impresa che mettesse a confronto la più ampia gamma di espressioni, avendo a misura d'ordine e di definizione modulare la forma del "quadrato" da considerare come riferimento normativo e come luogo definito entro il quale ciascun artista potesse disporre con libertà espressiva le determinazioni creative della sua ricerca. Non sfugge, naturalmente, che le prospettive che si aprono, a muovere da tali indicazioni fornite da Ilia Tufano. siano di grande respiro. Si capisce bene, insomma, che la formula suggerita dalla gallerista di "MA" innesca una vivace dialettica forma contenuto, dal momento che al rigore indefettibile della forma "quadrata", che costituisce il limite circoscrittivo entro il quale deve operare l'artista, non fa riscontro alcun'altra prescrizione su ciò che all'interno del "quadrato" l'artista può disporre, ri- manendo assolutamente libero di scegliere tecniche, linguaggi, temi. Alla costrizione della forma, insomma, corrisponde la massima libertà contenutistica. E qui ci interroghiamo per tentare di capire se l'artista avrà avvertito l'esigenza di assecondare anche nei contenuti l'impostazione logica che suggerisce l'ordito formale o se avrà ritagliato il suo spazio di libertà, fino, magari, alla trasgressione ed alla sottolineatura insistita della propria indipendenza immaginativa. L'arte dei secoli passati ci aveva abituato ad una corrispondenza bilanciata tra forma e contenuto, ad un equilibrio che traeva le sue motivazioni da un rapporto organico alla cui determinazione concor- revano molteplici fattori, non esclusa, ovviamente, la stessa indicazione puntuale fornita dalla committenza. All' artista dei nostri tempi sembrerebbe riservato, invece, il massimo grado di libertà espressiva che si manifesta molto spesso anche attraverso sortite di cui sfuggono talvolta la logica ispirativa e la coerenza interna. Alla luce di tali considerazioni ed in funzione di una prospettiva di intendimento della formula stessa di "in quadrato" che variamente si presta a molteplici (e, tal- volta, maliziose) letture, secondo che "in quadrato" lo si legga di tutt'un fiato o ben staccando le parole o immaginandovi intermesso un trattino, osserviamo che l'idea di Ilia Tufano di chiamare a raccolta gli artisti napoletani a riflettere ed a confrontarsi con un dato oggettivo appare come un'idea forte e vincente. I risultati, d'altra parte, confermano tale nostra valutazione: basterà appena dare una scorsa ai nomi dei partecipanti a questa mostra per comprendere lo spessore dell'iniziativa. Hanno aderito, infatti: E Alamaro, G. Altamura, V. Aulitto, M. Balatresi, A. Barbagallo, A. Bertoldo, M.L. Casertano, S. Cecere, M. Ciardiello, P. Coppola, S. De Curtis, G. De Tora, A. Della Rossa, B. Del Monaco, L. Dell'Anno, C. De Falco, G. Di Fiore, M. Di Giulio, C. Di Ruggiero, G. Duro, C. Esposito, G. Ferrenti, E. Fiore, V. Fortunati, F. Gallo, A. Giuffredi, A. Iavarone, F. Lanni, G. Lizio, A. Lombardi, G. Longobardo, F. Lucrezi, S. Maglione, Niobe, G. Marino, R. Matarese, M. Mautone, R. Mazzella, R. Milo, G. Monda, C.Palermo, R. Panaro, P. Pappa, G. Pirozzi, R. Petti, Cl. Rez zuti, G. Ricciardi, M. Ricciardi, M. Roccasalva, E. Ruotolo, M. Sangiovanni, S. Spataro, B. Starita, T. Stefanucci, P. Truppo, I. Tufano, F. Verio, D. Zagaria. E' un elenco di nomi, questo, ma si comprende bene che entro il perimetro di queste personalità si racchiude parte rilevante non solo del personale artistico del momento creativo attuale, ma dell'intero arco della produzione artistica della seconda metà del '900 a Napoli. Il confronto è generazionale, di tecniche, di linguaggi ed è un confronto tutt'altro che selvaggio, anzi "in ... quadrato". Dalla dimensione geometrica, alle logiche "madi" alle scansioni plurime dell'informale, alla analisi variamente condotta di una figurazione che cerca un suo assetto di proposta ragionevole e spendibile, fino agli echi estremi di un pop reinterpretato secondo sensibilità tutte europee e fino a proposte di una creatività eccedente gli ambiti definiti di compartimentazioni stilistiche obiettivamente codificate, il panorama della risposta degli artisti alla chiamata di "MA - Movimento Aperto" si presenta ampio e dilatato, capace di fornire spunti di riflessione e di confronto, proprio perché quell' omogeneità acquisita nel segno della forma "in quadrato" garantisce l'opportunità di ragionare sulle differenze, che si qualificano come specificità e non come separatezze incomunicanti. |
ARTICOLO DI TIZIANA TRICARICO SUL QUOTIDIANO ''IL MATTINO'' DEL 9 MARZO 2003 |
In «Quadrato» al MA Non è una mostra di tendenza, nè una provocazione, ma ciascuna opera "urla" per manifestare con forza la sua presenza nel variopinto mosaico di tessere multicolori nel quale è stato trasformato il MA: si è inaugurata con un affollato vernissage al Movimento Aperto, l'associazione culturale in via Duomo 290/c (piazza Filangieri), l'originale collettiva dal titolo «In Quadrato». Ben 58 artisti, napoletani e non, hanno aderito alla proposta di Ilia Tufano di realizzare per l'occasione un'opera in forma di quadrato, perfetta icona geometrica che rappresenta, come scrive Rosario Pinto «la delimitazione di un confine, l'indicazione di un alveo normativo ... all'interno del quale è data la massima libertà espressiva, sia in punto di opzione tematica che di delibazione stilistica». Cosi c'è chi nel quadrato immagina di metterci un governo orientale di sole donne ... con il burka (Lucia Dell'Anno), chi ne fa un collage di lettere per raccontare il tempo che passa (Rosaria Matarese) e chi un materico reticolato di sensi (Antonio Barbagallo). E c'è anche chi non ne vuole proprio sapere di limiti e barriere per i propri colori (Corrado Esposito) e chi invece nello spazio geometrico ci vede un angosciante e pericoloso buco dimensionale (Clara Rezzuti). In mostra, tra gli altri, anche i lavori di Vincenzo Aulitto, Bruno del Monaco, Augusto Giuffredi, Mario e Giovanni Ricciardi, Bruno Starita. |
TESTO DI ROSARIO PINTO SUL PIEGHEVOLE PER LA MOSTRA |
IN QUADRATO E' certamente ben radicato e diffuso il convincimento che l'arte contemporanea consumi entro i confini della forma il suo darsi. Ma tale convincimento non può trovare, comunque, anche il consenso di quanti - che non è giusto tacciare subito e pregiudizialmente di troppa sensibilità "ideologica" - praticano la via del contenuto come snodo decisivo non solo per la definizione dei profili ermeneutici, ma anche per la determinazione del senso storico e della localizzazione dell' arte in un ambiente distinto dalla mera pratica dell' effimero elevato a sistema. La sollecitazione offerta agli artisti da parte di Ilia Tufano di cimentarsi "in quadrato" può offrire l'opportunità di legare in un profilo creativo organico l'esigenza formale con l'empito contenutistico producendo una particolare declinazione creativa che, brevemente, in formula, si può definire come il momento in cui "la forma diventa sostanza" . "In quadrato" è la delimitazione d'un confine, l'indicazione d'un alveo normativo, l'apparente costrizione entro un perimetro dal quale non si può fuoriuscire. Ma, osservando bene, all'interno del quadrato, è data la massima libertà espressiva sia in punto di opzione tematica che di delibazione stilistica, avendo prescritto le indicazioni di Ilia Tufano che, entro la forma del quadrato, ogni particolare scelta d'intervento avrebbe trovato disponibile accoglienza. La dinamica del confronto tra l'esigenza espressiva che non vorrebbe tollerare confini e la contrapposta normazione che è indotta dall'indicazione del limite trova il suo snodo problematico e, al tempo stesso, fertilmente ispirativo, proprio nella massima libertà con la quale l'artista può dare sfogo alle sue energie non solo ricorrendo, all'interno del quadrato, alla più ampia gamma di opzioni tecnico/stilistiche ma anche definendo la grandezza stessa della forma-quadrato che, pur rimanendo una precisa determinazione geometrica, non per questo, tuttavia, si definisce come predeterminazione di grandezze o di assetti di fronte alla quale non resti che inchinarsi ed accettare, come se fosse stato precluso senza alternative ogni spazio di autonomia. Le implicazioni che discendono da tali osservazioni hanno, evidentemente, enorme portato. Limitandoci a fornire solo qualche spunto di riflessione, osserveremo che a questo punto diventa possibile planare, ad esempio, dall'estetico all'etico al politico riconsiderando - tra l'altro - il dibattuto confronto che è proprio della dialettica libertà/democrazia alla stregua di quel dissidio interiore che si scatena nell'artista chiamato ad esprimere il massimo di libertà creativa entro il massimo di costrizione che è espressa dalla forma del quadrato da cui non gli è dato svincolarsi. Il privilegiamento delle ragioni individuali è ciò che caratterizza l'esplicazione piena della libertà, e va a scontrarsi con interventi limitativi di essa che sono posti in essere da una simmetrica esigenza di sviluppo delle ragioni degli "altri", come, in estrema sintesi, possiamo ritenere che il fine democratico debba volgersi a fare. All'interno d'un'operazione, come è quella di "In quadrato" che nasce come puramente estetica s'annidano, insomma, anche altre opportunità che certamente non trascendono l' occasionalità artistica, ma la coinvolgono in più intriganti e complesse spirali di pensiero. E tutto ciò è tanto più prezioso poiché nasce da una prospettiva che ha saputo liberarsi di ogni ancoraggio ideologico, ponendosi, al tempo stesso, l'obiettivo di superare anche altre aporie - evidentemente di segno opposto ed appartenenti ad alcune opzioni di tendenza - che vorrebbero iscrivere il ruolo dell'arte nella deriva d'un pensiero debole articolato secondo le logiche dispersive del conformismo acquiescente proprio delle dinamiche post- moderne delle prospettive, ad esempio, di un Lyotard o di un Vattimo. Riprendendoci al confronto tra libertà e democrazia, osserveremo, insomma, che esse, pur esprimendo logiche referenze progettuali che privilegiano rispettivamente l'individuo e la collettività, possono essere proposte in un assetto che si presenti "in quadrato" o "inquadrato" ove il profilo ispiratore e normativo dell'una intervenga in surroga dell'altra in funzione del reperimento, di caso in caso, della soluzione concretamente praticabile d'ogni problema specifico. Senza lasciarsi fuorviare dal gioco di parole che lascerebbe spazio a significati vari secondo che la formula "in quadrato" la si legga con o senza il trattino tra le parole "in" e "quadrato", e anche al di là di una lettura continua ed ininterrotta delle due, che lascerebbe emergere la volontà d'una irregimentazione delle idee opportunamente "inquadrate" in uno schema dato, osserveremo che la formula proposta di "In quadrato", indipendentemente da tutto ciò, è il suggerimento d'un invito rivolto all'artista di pensare e di pensarsi in una condizione richiesta di massima libertà espressiva e, al tempo stesso, di supremo controllo razionale dei limiti. Ed è proprio questo ciò che l'arte oggi è chiamata a recuperare in modo forte e cosciente, senza pregiudizi ideologici, ma con la capacità di additare una soluzione ed una via in anticipo sui tempi della storia ed alla vigilia di una svolta epocale in cui ad essere messo in discussione non è solo e semplicemente lo stile della vita dell'uomo, ma lo stesso modello "uomo" ormai oggetto di studio e di ricerca per una sua riformulazione e ripensamento alla stregua di ciò cui nuove opportunità scientifiche e tecnologiche promettono di poter dar corpo. In tale prospettiva, i contenuti filosofico-scientifici della formula "In quadrato" emergono con tutto il carico del proprio straordinario spessore e costituiscono, altresì, un'indicazione forte che sul piano del metodo addita soluzioni ben più credibili ed efficaci di quanto non lo siano altri suggerimenti che, nello stesso spazio territoriale della città partenopea, nel corso degli ultimi anni, vanno proponendosi (spesso anche con molto dispendio di denaro pubblico) all'insegna d'un impianto leggero e transeunte non solo per l'occasionalità temporanea e provvisoria degli eventi, ma anche per gli intenti e per le finalità che li ispirano. La risposta fornita dagli artisti alle sollecitazioni di llia Tufano è stata larga e convinta e ciò che ne emerge - al di là delle considerazioni che pure potrebbe essere utile fare delle singole esplicitazioni e formulazioni stilistiche - è la conferma d'una capacità che l'arte ha di pensare il mondo e di farsene chiave interpretativa non solo in una prospettiva di lettura dell'esistente, ma anche in una chiave di delineazione di un progetto. Ci sono, poi, ancora altre letture possibili di questa formula "In quadrato": letture iniziatiche, se si vuole; letture esoteriche che si ispirano alla logica del "quattro" e che consolidano prospettive numerologiche e soteriologiche in cui l'assetto quadrato costituisce l'emblema della stabilità. Si pensi appena al quadrato magico 492/357/816, conosciuto fin dal decimo secolo, in cui la somma dei lati o delle diagonali produce sempre il numero 15. In tale prospettiva la lettura del quadrato restituisce il simbolo della terra, se si vuole, l'opposizione al trascendente nel nome degli ancoraggi consolidati al richiamo organico della cosalità. La stessa definizione dei quattro elementi primordiali, d'altronde, testimonia della pregnanza del quadrato come fondamento materiale della esistenza stessa della terra. Il quadrato, inoltre, costituisce la forma compiuta entro cui si rende possibile la connessione spaziotemporale attraverso il collegamento col cerchio (l'emblema del tempo) che viene reso possibile attraverso i due diametri ortogonali che muovono dai quattro punti di tangenza della circonferenza coi lati del quadrato. Di ciò troviamo un esempio importante già nella descrizione stessa fornita da Plutarco della pianta di Roma: il quadrato ingloba il primo solco circolare ed integra in unità la coppia cielo-terra. Uno sguardo fugace alle religioni rivelate, infine, ci disvela che l'assunzione della forma quadrata giova a creare la condizione ottimale del proprio impatto col reale: e basterà pensare in proposito alla Croce o alla Cuba. "In quadrato", quindi, come grande libertà di spazio, di tempo, di pensiero: ovviamente, comunque, entro un quadrato. |
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